Sopravviventi

Scritto da: Andrea Gabbon
Data: 22.08.2022

Li vedi, hanno uno sguardo diverso. Riescono a sopravvivere nonostante l’ambiente circostante. Con i denti si aggrappano a quella che loro considerano vita.

Non stanno tutto il giorno a farsi selfie con la bocca a culo di gallina credendo di essere protagonisti nel quotidiano degli altri.

Anzi, lo smartphone lo appoggiano per guardare oltre. Magari se lo impongono, perché sanno la differenza tra realtà e finzione.

Hanno dentro mare, montagna, erba, sterrato, aria, cielo e respiri profondi.

Quando ti chiedono “come stai?” è perché gli interessa.

Fanno fatica, sudano, usano ed imparano a capire il proprio corpo e la propria mente.

Non disdegnano la compagnia e non hanno paura della solitudine.

Mentre gli altri dormono o stanno in divano, loro stanno costruendo quelli che saranno i loro ricordi.

Meglio avere tempo per emozionarsi che vestiti eleganti in armadio.

A volte hanno zaini, altre scarpe da corsa, altre tappetini sotto braccio, altre ancora un libro in mano.

Sorridono all’alba, alla pioggia, ad un cane, ascoltando la musica, camminando o nuotando.

Collezionano momenti e non cose.

Meglio un panino con amici che una cena di gala con sconosciuti.

Si ritrovano a piangere dalla gioia e non ne se ne vergognano. Ricercano le risposte dentro di loro e non in effimere soddisfazioni.

Mettono paletti tra i loro valori e quello che la società vorrebbe che loro diventassero: numeri in mezzo a tanti altri con la scopo di consumare.

Se ne fregano del vestito, gli importa quello che dici e pensi.

Hanno dubbi, sono curiosi, hanno voglia di imparare, scoprire, conoscere, esplorare.

Corrono, scalano, pedalano, leggono, mangiano, brindano, nuotano, fanno silenzio, ascoltano musica, ascoltano la natura, meditano, suonano, ridono, piangono, amano, sopravvivono.